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Unione delle Forze ( documentazione storica )

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Durante l'apertura dei tiri centrali di Giochi di Primavera (anno 1990), a destra della grande placca su cui noi stavamo salendo, oltre una dorsale rocciosa che ne oscurava in parte la vista, notammo un ampio tratto di parete più rientrato rispetto al nostro, caratterizzato da una magnifica sequenza di placche e muri di roccia molto compatta, sormontati da una fascia orizzontale strapiombante di notevoli dimensioni, in cui solo le poche linee “deboli” presenti potevano permetterne l'eventuale superamento in libera… 

In particolare, solo sulla dx della suddetta fascia (vedi Tracciato di Unione delle Forze al disopra di S4), sembrava esserci una linea sufficientemente “debole” da permetterne il superamento in libera su difficoltà che non si discostassero troppo dal resto della parete e/o dal resto dei tiri di un'eventuale nuova via che avesse percorso quel tratto di parete…

Osservammo poi che questa sequenza di muri e placche intervallata da alcuni tetti di dimensioni non trascurabili.. proseguiva anche al disopra della grande fascia strapiombante, mantenendo caratteristiche morfologiche analoghe fino in cima alla struttura. 

Perciò, se il superamento in libera della grande fascia strapiombante fosse stato possibile, vi sarebbero stati tutti i presupposti per aprire una nuova via che, salendo quella parete rientrante sulla dx, superata la grande fascia strapiombante,  sarebbe uscita in cima allo sperone del Roc du Preve, in prossimità della terrazza rocciosa sommitale in cui sarebbe terminata anche la stessa Giochi di Primavera;  le due pareti appartenenti alla struttura centrale in alto tendono a convergere.

 

Motivati da questa ulteriore "visione", una volta terminata Giochi di Primavera, sulla dx della parete (a sx scendendo) attrezzammo una sequenza di doppie in linea che avrebbero consentito sia una discesa più agevole fino alla base dello sperone (senza più passare dall'attacco della via che si trova più a sx)  sia di ispezionare da vicino la zona di parete a cui ci stavamo interessando…

Durante le discese in doppia, constatammo che la qualità della roccia di quelle placche e muri che avevamo visto salendo da Giochi di Primavera superava le nostre migliori aspettative... 

Uno gneiss a cristalli grossi sotto i nostri piedi, che ricordava il granito dei Satelliti del Tacul.. incredibilmente “lavorato” in superficie dagli agenti atmosferici (vedi placca all'inizio di L5 o il muro finale in L7), assicurava livelli di aderenza a dir poco eccezionali…     

Nostro malgrado, però, constatammo anche che parte dell'unica linea logica (da intendersi come punto debole..) che avrebbe permesso il superamento in libera della grande fascia strapiombante descritta in precedenza, sembrava essere stata percorsa da un'altra via, anche se non era del tutto chiaro come avessero potuto percorrere tale linea… 

Difficoltà troppo elevate per consentirne il superamento in free solo in sicurezza.. (chi si cimenterà su quella sequenza di passaggi se ne renderà conto di persona..), la notevole esposizione di quella linea e il fatto che non sembrava esserci nemmeno un anfratto dove poter piantare qualche chiodo da fessura per proteggersi efficacemente.. e/o la presenza di chiodi a pressione avevano destato (e destano tutt'ora) non poche perplessità…

La presenza di triangoli di colore verde dipinti direttamente sulla roccia  (evidentemente realizzati rimanendo appesi ad una corda con un barattolo di vernice e un pennello in mano..) anche se sembravano voler indicare che qualcuno fosse passato da lì arrampicando.. (in libera o più probabilmente in artificiale viste le difficoltà..) non erano garanzia che ciò fosse realmente accaduto… 

Comunque, la via che si presumeva fosse passata da quella linea “debole”, che supera la grande fascia strapiombante sulla dx, era la Via Comica aperta dai F.lli Tosco negli anni 70, di cui, già all'epoca della nostra ispezione (1990), erano rimaste ben poche tracce… 

La suddetta via, attaccando dalla terrazza erbosa/boschiva al disopra del grande avancorpo basale (alla stessa altezza della Eligio Manno ma decisamente più a dx; presenti scritte di vernice verde sulla roccia che ne riportavano il nome..), percorreva perciò solo la parte medio/alta della parete sfruttandone tutti i punti deboli di percorrenza (spostandosi a dx e a sx con andamento non lineare come si usava fare nell'epoca pre-spit.. oppure oggi con le vie trad..).

Alla luce di quanto visto, decidemmo che sarebbe stato davvero un peccato rinunciare a quelle magnifiche placche e muri posti sia al disotto che al disopra della grande fascia strapiombante, solo perché, non volendo rinunciare alla possibilità di poter passare in libera anche nei tratti più difficili della parete, ci saremmo avvalsi degli unici punti “deboli” che lo consentissero, che, però, essendo già stati percorsi (probabilmente in artificiale) da un'altra via preesistente, non ci avrebbe permesso di realizzare una via completamente nuova al 100%, quando almeno per il 90% o più.. lo sarebbe stata…

Oltretutto, quei pochi brevi tratti su cui ci saremmo sovrapposti non presentavano chiodi fissi (a pressione o da fessura) o qualche segno che facesse pensare ad una chiodatura rimossa dal 2° di cordata oppure alla possibilità di poter impiegare dispositivi di protezione mobili; quei simboli triangolari di smalto verde/marrone (dipinti direttamente sulla roccia come purtroppo si usava fare all'epoca.. vedi foto storiche di repertorio) non erano la garanzia che qualcuno fosse realmente passato da lì scalando (o comunque con una progressione in artificiale..).  

Durante la chiodatura della nuova via, trovammo poi che una fessura strapiombante posta più in alto (nella prima parte di quello che sarebbe poi divenuto il 6° tiro di Unione Delle Forze) fu attrezzata con chiodi da fessura messi talmente bene da non renderne più possibile la rimozione.. e l'ottimo stato in cui essi si presentavano (e si presentano tutt'ora nonostante siano trascorsi una cinquantina d'anni o più..) ci spinse a mantenerne la chiodatura originale rispettando quanto realizzato dai nostri predecessori, che in quel punto (vista la chiodatura), erano evidentemente passati in artificiale.  

 

Naque così la nuova via -Unione delle Forze- .

La via fu attrezzata e salita nella primavera del 1991 insieme a Renato Poy e Ivo Bronzino.

Avevamo impiegato solo spit-rock da 8mm e catene alle soste. 
Sebbene la via fu realizzata secondo criteri di massima sicurezza (con passaggi obbligatori ma senza eccedere in distanze eccessive delle protezioni), i materiali con cui venivano realizzati i dispositivi di sicurezza dell'epoca non potevano garantire gli stessi standard di sicurezza attuali…  In particolare le piastrine degli spit che, essendo realizzate in alluminio, con il tempo si scoprì essere soggette ad un'ossidazione corrosiva/distruttiva (dovuta alle correnti galvaniche di cui allora non se ne conoscevano gli effetti, mentre oggi la produzione con questo materiale è bandita.

Perciò, prima o poi, sarebbe stato necessario procedere con la sostituzione delle protezioni in parete.

La recente richiodatura effettuata a fine ottobre 2014 ha riportato la via su livelli di sicurezza elevati, anche se da parte dei fruitori è sempre necessaria un'attenta valutazione dello stato degli ancoraggi (i fix Raumer impiegati nella richiodatura sistematica della parete presentano una criticità che è bene tenere sotto controllo..). 

​La richiodatura di tutte le principali vie della Carra Saettiva è stata fortemente voluta da Paolo Allais, da sempre impegnato nella ri-valorizzazione del territorio montano del Comune di Coazze di cui è sindaco, adoperandosi attivamente per trovare un gruppo di volontari che potessero procedere e portare a termine la sostituzione di tutto il materiale in parete.

Per la richiodatura sono stati impiegati spit-fix inox 10mm e catene Raumer inox ad ogni sosta con doppi anelli di calata integrati.

 

Maurizio

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