Roc du Preve - Carra Saettiva, Coazze (TO)
Vallone del Ricciavrè
Parco Orsiera - Rocciavrè, Coazze (TO)
La scoperta..
La silenziosa presenza del Vallone del Ricciavrè non venne mai presa in seria considerazione nell'ambiente alpinistico torinese, poichè, l'interesse verso questa zona fu sempre rivolto in modo esclusivo alle ben più note mete di scalata dei Picchi del Pagliaio e del Torrione Volmann che in passato furono frequentate anche da alpinisti del calibro di Bonatti, Gevasutti, ecc. .
Eppure i Picchi del Pagliaio e il Volmann, essendo le principali punte della cresta che divide il versante destro del Vallone del Ricciavrè dalla Valle del Sangonetto, fanno parte del vallone stesso.. (vedi cresta più a dx nell'immagine sottostante).
Risulta perciò inspiegabile come mai nessuno, sia in epoche passate che in tempi più recenti, si sia reso conto del potenziale scalabile delle imponenti pareti poste ad una quota inferiore.. (vedi 2a immagine sottostante).
I fattori che hanno tenuto il vallone nell'oblio fino ai giorni nostri potrebbero essere stati principalmente due:
(1)
la roccia di cui sono composte le punte della cresta (Picchi del Pagliaio, Volmann, Rocca Rossa, ecc.) è un serpentino rosso di mediocre qualità (tende ad "ungersi"), è perciò probabile che si fosse erroneamente pensato che la roccia fosse la stessa anche nelle altre pareti del vallone..;
(2)
ammesso che le pareti che si ergono nella fascia medio/bassa del versante destro fossero state viste.. la loro notevole verticalità e compattezza aveva fatto sì che l'interesse del mondo alpinistico dell'epoca si rivolgesse esclusivamente alle strutture in cresta che, data la loro conformazione rocciosa (piccole fessurazioni, diedri, camini, ecc), si prestavano maggiormente all'impiego di chiodi tradizionali da fessura poichè, allora, ne i friend ne gli spit erano tati inventati e delle vie multipitch cosidette "sportive" non si sapeva ancora nulla.. (e comunque, all'epoca, sarebbero state malviste!!).
Tornando a tempi più recenti, in una limpida giornata di settembre del 2017, percorrendo la mulattiera che dal parcheggio degli ex-impianti dell'Alpe Colombino (Giaveno) porta alla cima dell'Aquila, arrivando sul belvedere di Pian del Secco (immagine sottostante), vidi di fronte a me in modo eccezionalmente nitido la testata della Val Sangone in tutta la sua estensione, compreso quindi il Vallone del Ricciavrè sulla destra (la foto di cui sopra fu scattata proprio quel giorno..).
Osservando nello specifico il versante destro del vallone, mi accorsi che circa a metà della sua lunghezza vi era una struttura rocciosa di notevoli dimesioni che tendeva a verticalizzarsi nella parte alta e, data la compattezza e la lunghezza delle sue placche (ben visibile anche in foto nonostante la distanza), sarebbe stato possibile realizzarvi una via multipitch "sportiva" di diversi tiri.. ovvero spittata secondo una logica che potesse garantire sicurezza ma, al contempo, l'obbligatorietà dei passaggi.. (caratteristica tipica delle vie aperte dal basso).
Dopo queste prime considerazioni sulle potenzialità della zona, che comunque dovevano essere confermate o smentite da un successivo sopralluogo, il lato dx del Vallone del Ricciavrè rimase da parte mia inesplorato per un anno ancora..
Poi la scoperta e la svolta..
Non nascondo che l'essere arrivati fino al 2018 senza aver mai sentito parlare della zona in un'ottica multipitch sportiva, aveva insinuato in me il dubbio che quelle pareti, apparentemente adatte alla scopo, fossero in realtà costituite da una roccia di pessima qualità che aveva fatto desistere chiunque si fosse avvicinato con l'intento di aprirvi una via..Stavo facendo lo stesso errore che probabilmente avevano fatto altri prima di me in passato, ovvero trarre delle conclusioni senza prima aver verificato di persona che le cose stessero realmente così..A luglio del 2018 perciò, decisi di passare all'azione...Misi un paio di scarpette in uno zainetto e cercai di raggiungere (non senza difficoltà) le pareti che avevo avvistato l'anno prima da Pian del Secco .. Non conoscevo il Vallone del Ricciavrè e durante la mia prima esplorazione in cui sbagliai anche il tragitto per accedervi (inizialmente fu per me difficile individuare il percorso più breve per raggiungerlo), rimasi stupito ed al contempo estasiato dalla bellezza "primordiale" del luogo, caratterizzato da una pressochè totale incontaminazione antropica. Da un certo punto in poi, infatti, non vi erano nemmeno più tracce di sentiero che mi avrebbero permesso di arrivare agevolmente alla base della parete avvistata l'anno prima...
Guardando la piantina mi resi conto che ero entrato nel territorio del Parco Naturale dell'Oriera-Rocciavrè e lo capii anche dalla considerevole presenza di animali selvatici di ogni taglia e genere.. che vivevano allo stato brado in questo luogo dove io ero solo un ospite..
Lo stupore aumentò ulteriormente quando arrivando di fronte alle pareti che volevo esplorare mi resi conto di quanto esse fossero realmente grandi; consultando la piantina locale (vedi immagine in calce) presi atto che il versante destro del vallone, dall'alveo del torrente dove dovevo scendere fino alla cima dei Picchi del Pagliaio, presentava un dislivello di oltre 600 mt. e, dato che queste strutture occupavano gran parte dell'altezza del suddetto versante, stavo osservando pareti alte centinaia di metri..
Poichè la parete che andavo cercando era posizionata dal lato opposto rispetto a dove mi trovavo io salendo il sentiero 416 in direzione di Pian Real (vedi rif. piantina in calce), abbandonai quest'ultimo ed iniziai a scendere per un dirupo senza tracce fino al torrente sottostante. Una volta trovato il punto migliore per attraversarlo ed aver salito una ripida dorsale di erba e pietre sul versante opposto, dopo circa mezz'ora di impervia salita ero giunto alla base dell'avancorpo roccioso dove oggi attacca Visioni Primordiali..
Ricordo che avvicinandomi alla parete rimasi profondamente colpito dall'aspetto insolito di questa roccia e dalla sua straordinaria abrasività non appena ci misi le mani e le scarpette sopra.. (immagine sottostante).
Era un tipo di roccia che non avevo mai visto in precedenza (almeno non nell'aspetto con cui si presentava qui..), che ora scopro essere prasinite..
Era talmente abrasiva da poter mettere in difficoltà la guaina di una corda che vi entrasse in contatto.. ma al contempo le scarpette si "incollavano" letteralmente alla parete.. Spettacolo!!
Non aveva niente a che vedere con la roccia dei Picchi del Pagliaio, si trattava di una stratificazione rocciosa con caratteristiche geologiche completamente diverse, riconoscibile anche da una una colorazione dissimile rispetto alle strutture di cresta e da un'abrasività incomparabilmente superiore..
Scoprire che a pochi km da casa, esisteva ancora un luogo totalmente incontaminato, completamente deantropizzato, con pareti vergini costituite da una roccia straordinariamente abrasiva fu per me una scoperta indescrivibile il cui piacere, allora, non ebbi modo di condividerlo con nessuno.. mentre oggi, con i compagni di "aperture", è tutto molto diverso e ulteriormente amplificato..
L'ultimo avamposto della civiltà umana (un piccolo ponte in legno che attraversa il torrente in prossimità della miniera di Garida) distava da me almeno 1h:30m di cammino su un tragitto non semplice da percorrere poichè, da un certo punto in poi, i sentieri avevano smesso di esistere.. Inoltre, la particolare conformazione delle pareti mi catapultava in un ambiente preistorico, primordiale... Ebbi la sensazione di trovarmi in mezzo al nulla e in mezzo al "tutto" contemporanemente..
Sentii che questo luogo aveva un magnetismo irresistibile, pervasivo, che creava una sorta di piacevole dipendenza... Un luogo di cui, andandoci, se ne diventava parte..
Spettacolo nello spettacolo ed ogni volta che ritorno in questo posto "magico" non riesco a capacitarmi del perché mai nessun essere umano abbia scalato prima queste pareti, ma tant'è..
Maurizio
Scorrere all'interno della scheda superiore per effettuarne una completa consultazione
Visuale della testata della Val Sangone dal punto panoramico di Pian del Secco salendo verso la cima dell'Aquila di Giaveno
Le favolose pareti di prasinite poste nella fascia intermedia
del versante destro del
Vallone del Ricciavrè..
Luglio 2018, la scoperta..
Questo è poi diventato l'attacco di "Visioni Primordiali"